Borgo montano dell'alta Val Taro situato alle pendici del Monte Zuccone. Scarse sono le testimonianze storiche relative a questo territorio si succedettero la denominazioni dei Malaspina, dei Fieschi e dei Landi. Nel 1682 subentrarono i Farnesi. La chiesa di S. Bernardino (XVIII sec.) conserva nel suo interno una pregevole decorazione a stucchi.
Una delle fonti più importanti dell'economia del Comune di Tornolo è oggi rappresentata dal turismo estivo, per il quale costituiscono un forte richiamo l'ambiente naturale incontaminato e il clima. In particolare la frazione di Tarsogno offre al visitatore una buona recettività alberghiera, attrezzature per il tempo libero e lo sport e numerose manifestazioni.
Le principali vie di collegamento verso le due località sono: Autostrada A15 Parma-La Spezia, uscita Borgotaro, i due paesi distano 35 Km dal casello e sono raggiungibili con una nuova e moderna strada che scorre lungo le sponde del fiume Taro percorribile in 30 minuti di auto.
La stazione F.S. più vicina è quella di Borgotaro sulla Parma- La Spezia, la quale dista 20 Km, ed è comodamente servita con fermate di treni in partenza da Milano, Bologna, Genova, Livorno e Firenze.
Le distanze dei maggiori centri urbani verso due località sono: Parma 70 km ( 1 ora), La Spezia 85 km (1 ora e 15 minuti), Milano 180 km (1 ora e 50 minuti), Sestri Levante 40 km (45 minuti), Genova 160 km (1 ora e 15 minuti), Bologna 160 km (1 ora e 40 minuti), Firenze 160 km (1 ora e 50 minuti).
I servizi disponibili sul capoluogo sono: il capoluogo Tornolo e la frazione Tarsogno sono posti nelle vicinanze di Bedonia e Borgo Val di Taro e possono usufruire dei servizi dei due paesi, oltre naturalmente a quelli offerti in loco: pronto soccorso, scuole, asili, impianti sportivi, maneggio, tennis, camping, calcio, pesca sportiva, canoa, caccia, ecc.
Altre informazioni sul territorio: l’altitudine relativa a Tornolo è di mt. 620 s.l.m., mentre quella di Tarsogno è di 850 mt. - Gli abitanti sono circa 1600.
L'aria di montagna è contemperata da quella marina e la temperatura in estate è sempre mite, l’assenza di umidità e nebbia in inverno rendono il clima piacevole in ogni stagione.
A soli 10 chilometri c’è poi l’oasi WWF dei Ghirardi ed è raggiungibile da Bertorella sulla strada per Borgo Val di Taro.
Ai piedi di Tornolo scorre il fiume Taro dove nei mesi estivi è possibile fare il bagno, la località è chiamata "Groppo".
La frazione di TARSOGNO ( testo tratto da sito www.prolocotarsogno.it )
La leggenda
Probabilmente identificabile col "pago Tarsuneo" della tavola alimentaria Traiana; la localita attraversata da un ramo della Via Claudia che per Val di Magra portava a Lucca e il "tertium lapidem" puo' intendersi la terza tappa della strada che scavalcava la montagna. C'e pure chi vuol interpretare il toponiamo come "sogno del Taro" e cio' non infirma l'antica origine del luogo noto, da documenti, ancor prima del mille.
Tarsogno nel 1202 appartenne ai Malaspina e dieci anni dopo la signoria passo' al comune di Piacenza e in sequito ai Lusardi; anche i Granelli lo ebbero in fuedo dalla Republica di Genova.
La chiesa di Santo Stefano nella quale si trovano tre altari con annesso l'Oratorio di S. Rocco costruito nel 1630, "anno del contaggio", con la rendita derivante dal legato di "stara dieci di castagne secche ed altre robe e messe perpetue circa venticinque de particolari".
Il noto valico di Centocroci costituisce il naturale passaggio dalla valle de Taro alla valle del Vara, passaggio assai antico, attravero cui si svolgeva il commercio tra il ducato di Parma e il mare.
La leggenda vuole che nel 1469 una comitiva di viaggiatori attraversando il valico fosse assalita e derubata da predoni; si salvo' unicamente un certo Damiano, che in ringraziamento per lo scampato pericolo, costrui' sul posto una chiesa e un ospizio, affidandoli ad una confraternita di frati. Ma l'avidita' delle ricchezze indusse i frati a precipitare i ricchi mercanti di passaggio in un profondo pozzo presso l'ospedaletto. Le cose adarono cosi' per parecchio tempo quando un giorno i cani dei pastori avvicinatisi al pozzo cominciarono ad uggiolare sinistramente, tanto che i frati raccolte le richezze maltolte pesarono bene di fuggire. L'indomani accortisi della fuga, alcuni si calarono nel pozzo e vi trovaronoi resti degli assassinati . La chiesa e l'ospizio furono allora demoliti, e dalle croci che man mano andavono crescendo su questa montagna, avrebbe preso nome il valico.
Un po' di storia
Il nome Tarsogno (mt. 850 s.l.m.) probabilmente deriva da “TERTIUM SIGNUM”, “terzo segno stradale” dell’antica Via Claudia che congiungeva la Liguria con la Toscana.
Un documento dell’11 Settembre 1202 ricorda la dominazione dei Malaspina e dei Fieschi, che lo cedettero al Comune di Piacenza.
Poco lontano dal centro abitato si trova il Passo di Cento Croci (mt.1053), antico e importante valico attraverso il quale si svolgeva il traffico tra il mare e l’Emilia.
Tarsogno figura come Parrocchia già nel 1560 con il Patrono Santo Stefano Protomartire.
Caratteristica del paese è la suddivisione in tanti borghi ricchi di testimonianze storiche ed artistiche.
I nuclei più antichi sono situati a monte della strada provinciale: costituiscono Tarsogno di Sopra (Senato, Castello, Re di Berni): le case si sviluppano su un’altura di modesta entità, ma che costituisce pur sempre una importante posizione difensiva.
Vi era infatti una costruzione fortificata con funzione di Castello-rifugio, databile intorno all’anno 1000, che i Landi (Conti di Compiano) fecero distruggere nel 1451 per punire i separatisti di Tarsogno.
Si salvò solo l’Oratorio di S.Anna, ora detto della SS.ma Trinità, da quando vi si trasferì ufficialmente l’Arciconfraternita omonima, nel 1700; dell’edificio rimangono solo alcuni ruderi.
Nella vasta valle si trovano i nuclei di La Villa, la Breva, la Breila, il Cerreto, le Moglie, la Ravezza, il Boresasco e altri.
Elementi di interesse sono i portali in arenaria scolpiti e datati, le patere (tazza o mortaio), inserite in facciata, come usava negli ospitali a indicare un luogo di ristoro.
A La Villa sorgeva l’antica Chiesa (1079, ora demolita) dalla quale provengono la vasca battesimale in pietra, datata 1581, le statue della Madonna del Rosario e di S.Luigi, collocate nella nuova Parrocchiale (1954); il campanile (a La Villa) è del 1927.
Sulla Provinciale si trova il Santuario della Madonna della B.V. del Carmine del 1833.
Da qui l’antica strada porta al Poggio del Carmello, dove sorge l’Oratorio di S.Rocco, eretto nel 1633, dopo la grande pestilenza.
In località La Breva troviamo l’Oratorio di San Pietro, della fine dell’800, che probabilmente richiama una più antica cappella, come risulterebbe dall’affresco del 1600 conservato nel Vescovado di Piacenza.
Vicino al torrente Lubiana si trovano tre mulini ad acqua, in funzione dal 1700 sino alla fine degli anni ’50. Il primo che si incontra, sul sentiero che dalle Moglie porta alla Breila, recentemente ristrutturato e accessibile, veniva utilizzato per ottenere farina di grano, granoturco e castagne, con le due macine di cui era dotato.
Oggi Tarsogno è una ridente località turistica che offre una organizzazione di prim’ordine: Alberghi, pensioni, soggiorni per bambini, camere ed appartamenti in affitto, negozi di ogni tipo, ambulatorio medico e farmacia, guardia medica, ufficio turistico, posta, banche e tutto ciò che risponde alle esigenze del turista.
Un paese, quindi, veramente a misura di turista, abitato da gente cordiale, che considera gli ospiti estivi più che clienti, amici.
La frazione di SANTA MARIA DEL TARO
Il paese è posto ad una altitudine di 717 metri, sono presenti tutti i servizi, dista 6 km dal confine ligure (Passo del Bocco) e soli 30 minuti d'auto dal mare di Chiavari.
Santa Maria del Taro era l'antico insediamento del monastero di Bobbio, oggi località climatica e di villeggiatura. Nella Parrocchiale eretta intorno al 1150 (il santuario più antico della valle), demolito agli inizi del XIX secolo, è conservata una statua cinquecentesca in marmo raffigurante la Madonna col Bambino. Nel centro del paese, il cosiddetto ponte romano dei Priori, a due arcate, risale in realtà all'epoca medievale.
Santa Maria del Taro, a vederla così, in fondo all'alta e stretta valle del fiume si direbbe nient' altro che un piccolo borgo montano tutto dedito all'agricoltura. E' curioso invece scoprire che, unico forse tra i tanti paesi vicini, Santa Maria del Taro ebbe e ha tuttora una vocazione artigiano-industriale. Già alla fine dell'800, il cav. Henry De Thierry, agente di una società inglese, aveva acquistato gran parte del territorio del Monte Penna per utilizzarne le risorse naturali, in particolare le miniere di rame e le foreste di faggio. De Thierry fondò nel paese una società commerciale che aveva come scopo principale quello di sfruttare intensamente il faggio e i suoi derivati, infatti il nome della ditta era: "Soc. Acetati e Derivati". La fabbrica produceva alcool metilico, che serviva per la confezione di vernici; acetato di calce, che a sua volta dava luogo ad acido acetico per le tintorie ed acetone per la fabbricazione della polvere bianca utilizzata per le armi da fuoco. Inoltre si ricavava catrame e molto carbone di legna. Il cav. De Thierry, attivò lo sfruttamento delle miniere di rame, impiantò una teleferica lunga parecchi chilometri che dal Monte Penna arrivava direttamente a Santa Maria del Taro; entrarono, pure, in funzione grandi segherie e una moderna lavorazione del legno. Il Penna era dunque ed è ancora oggi la fonte di vita per gli abitanti del paese.
La sua faggeta millenaria ne circondava la sommità, la cui punta aguzza rappresentava il Dio Pennino adorato dagli antichissimi liguri.Se un tempo dunque il Penna era considerato una divinità, il faggio che cresceva sui suoi fianchi, era il suo profeta. Questa pianta fu sempre il simbolo vivo di questa montagna e del paese che era sorto ai suoi piedi lungo il primo corso del Taro, anche lui nato dal Penna. Oggi il faggio continua ad essere l’emblema della laboriosità di Santa Maria del Taro. Con questo legno si costruiscono centinaia, migliaia di sedie artistiche. Alle antiche industrie chimiche si è infatti sostituita una moderna fabbrica che produce sedie note in tutto il mondo come “chiavarine”, “parigine”e “campanino”. Fu infatti a Chiavari, cittadina della riviera ligure, un paio di secoli fa, che un ingegnoso falegname di nome Campanino, cominciò a costruire sedie dalle caratteristiche inconfondibili.
Ancora oggi questo tipo di sedie sono prodotte a Santa Maria del Taro e conservano le caratteristiche di un tempo: leggerezza, robustezza ed eleganza. Inoltre si sono aggiunte forme nuove e moderne che servono a mantenere alta e viva la fama di queste fabbriche. Nello stabilimento si lavora, oltre il faggio, anche l’acero, il noce e il ciliegio. Le fabbriche di seggiole sono una delle vere attrattive e particolarità del piccolo borgo montano, ma non è la sola. Un'altra risorsa offerta dall'ambiente è il suggestivo paesaggio che offre il fiume Taro il quale, nasce da una greppia muscosa sotto la fitta faggeta della foresta demaniale del Penna. Nella parte alta del suo percorso, ha un andamento irregolare e il suo letto è cosparso di ciottoli e scogli; si allarga poi, fuori dal paese in un ruscello dalle rive fiorite. Queste caratteristiche devono aver affascinato gli antichi liguri della zona, infatti la parola Taro, in dialetto "Tà", è presente nel dizionario di lingua celtica e sta a significare: "indocile, turbolenta, impetuoso". Inoltre, il suo letto irregolare, favorisce lo svolgersi di gare di canoa. La corrente impetuosa del Taro è l'ambiente ideale della Trota Fario, preda molto ambita dei pescatori che convergono qui da tutta la provincia... non a caso Santa Maria del Taro è definita “La perla dell’alta Val Taro”.